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Blog di l.marton

Concorsi Pubblici

2 Gennaio 2014 , Scritto da l.marton

Concorso-truccato.jpegQualsiasi candidato a un concorso pubblico vive situazioni di ansia e tensione che spesso si trasformano in un ostacolo maggiore delle stesse prove previste dalla procedura selettiva.

Tuttavia si palesa anche un altro ostacolo consistente nelle regole incerte o incomplete che disciplinano la concretizzazione del principio dell'anonimato dei candidati. Principio foriero della par condicio fra i partecipanti e il cui rispetto è demandato alla commissione esaminatrice.

Un fondamentale aiuto a superare questa zona grigia è oggi offerto da una decisione della Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 26 del 20-11-13.

La decisione, sorta in relazione alla formazione di una graduatoria per disciplinare l'ingresso in una facoltà a numero chiuso, sancisce un principio giuridico per cui l'anominato è diretta applicazione del principio di uguaglianza (3 Cost), del buon andamento e dell'imparzialità dellla P.A. (97 cost). Pertanto, si azzerano tutti i rischi di condizionamenti esterni e si garantisce la par condicio fra i partecipanti ritenendo che una violazione, sopra la soglia della ragionevolezza, del principio menzionato necessita di una tutela forte che scatta in presenza di un pericolo,     anche solo astratto, scaturente da una violazione di una norma definita d'azione da parte della commissione. 

In sostanza, si crea un modello in cui l'anonimato si regge su di una tutela irrinunciabile laddove si scopra una condotta della commissione illegittima. In tal modo si garantisce la trasparenza, ma soprattutto la imparzialità della selezione e si offre al candidato un mezzo di tutela della par condicio. 

Si precisa, inoltre, che il modello descritto è differente dall'ipotesi in cui è lo stesso candidato ad apporre un segno di riconoscimento. In tal caso si realizza una condotta voluta dall'agente che ricade sullo stesso. Manca la violazione del soggetto chiamato a gestire la imparzialità perciò si salva la selezione.

A corroborare il ragionamento svolto la Adunanza descrive la condotta della commissione che aveva fatto annotare affianco al nome dei candidati il codice segreto.

In conclusione si denota che la decisione entra in un campo che esula dal merito e dalla discezionalità per fornire rilievo all'applicazione di un principio supremo che deve esser riconosciuto a tutti i candidati pena l'annullamento della costituenda graduatoria.

Ad oggi infine si rileva che questa soluzione sgombra il campo da dubbi interpretativi, ma soprattutto offre uno strumento in più al candidato per difendersi in caso di illegittimità concorsuali o presunte tali.

 

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