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Blog di l.marton

L’EDUCAZIONE DEL MINORE COME CITTADINO D’EUROPA.

15 Ottobre 2015 , Scritto da l.marton Con tag #minore

L’EDUCAZIONE DEL MINORE COME CITTADINO D’EUROPA.

Il

Il Tribunale di Roma con un recente decreto del 27 08 15 tratta di una vicenda estremamente delicata come la educazione del minore.

Infatti, il tribunale si sofferma in merito ad un ricorso promosso da un genitore di due bambini in regime di affidamento condiviso, residenti presso la madre e teso ad impugnare la decisione di quest’ultima di cambiare l’istituto scolastico frequentato dai piccoli in seguito al loro cambio di residenza.

La basi del ricorso sono fondate sull’effetto negativo vissuto dai minori in seguito a tale cambiamento. Cambiamento idoneo a ledere la loro continuità scolastica e l’insieme di rapporti instaurati con i loro coetanei, compagni di classe e, tra l’altro, a rendere più complicato il rapporto con lo stesso ricorrente per via della maggiore distanza fra di essi.

Circa l’ultimo aspetto il tribunale ritiene di dover superare tale questione perché i minori rimanevano nella medesima città di origine. Pertanto, la dilatazione dei tempi per raggiungerli o riportarli all’altro genitore è reputata dalla corte facilmente superabile attraverso una maggiore collaborazione fra i due genitori.

Circa, invece, la censura relativa all’eventuale trauma patito dai minori sradicati dal tessuto del quartiere in cui vivevano e dalla scuola frequentata, il tribunale ritiene di doversi soffermare sulla nuova idea di educazione di matrice anglossassone a cui il sistema italiano si ispira.

Questa idea si fonda su di un percorso scolastico in cui ogni anno gli alunni, all’interno dello stesso istituto scolastico, cambiano insegnati e talvolta anche compagni di classe.

Lo scopo di questo cambiamento è di spingere “ i bambini, futuri cittadini dell'Europa e comunque di un mondo con confini molto meno angusti di quelli ritenuti tali dalle generazioni precedenti, ad inserirsi in contesti sociali il più variegati possibili e a sviluppare attitudini di elasticità e disinvoltura che il processo di globalizzazione in corso e il conseguente sviluppo di un ambiente sociale sempre più internazionale, così come la crescita di una società multietnica, anche in paesi più marcatamente di confine”.

Si tratta del motivo per respingere il ricorso del padre che si salda alla prima infanzia di minori. Età reputata inidonea, seppur con una generalizzazione non del tutto condivisibile, alla formazione di rapporti amicali così da eliminare tutte le possibili eccezioni relative alla sofferenza del minore rispetto al trasferimento.

In conclusione il tribunale formula un bilanciamento fra gli interessi in gioco e reputa prevalente quello formativo rispetto a quello della stabilità del minore sulla base della vita futura che il bambino vivrà.

Bilanciamento che pare alquanto freddo poiché non svolge un’indagine sulla reale situazione del minore che potrebbe vivere anche una serie di difficoltà. Visione certamente non da attribuire solo alla malcostume italiano ad essere “mammoni” piuttosto ad una critica circa la adozione di un altro modello educativo non rientrante nei nostri costumi e non per certo migliore rispetto a quello presente. Pertanto, la decisione della corte, seppur apprezzabile, sembra, per chi scrive, peccare di una congrua motivazione relativa alla fattispecie

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